Il corpo come un vaso
Prima o poi, se frequentiamo un corso di yoga, l’insegnante ci parlerà della “respirazione yogica completa” e ci darà una serie di istruzioni per effettuarla. Le indicazioni sembrano chiare ma, nella pratica, non è così facile seguirle. Non sempre sappiamo dove dirigere il respiro, che cosa “gonfiare” e cosa “svuotare”.
Magari ci hanno detto che quella respirazione regolarizza il battito cardiaco, calma la mente o addirittura cura l’asma, quindi varrebbe la pena riuscirci…
Per rimuovere gli ostacoli, possiamo servirci del potere dell’immaginazione e visualizzare il busto come se fosse un vaso, kumbha in sanscrito.
Assumiamo una posizione seduta a gambe incrociate con la colonna vertebrale perfettamente perpendicolare rispetto al terreno e per alcuni istanti osserviamo il respiro naturale, spontaneo, senza alterarlo. Poi immaginiamo che il busto sia un vaso di cui il bacino rappresenta il fondo e le clavicole l’orlo.Inspirando iniziamo a riempire lentamente dal basso il nostro vaso finché non giungiamo all’orlo.
Essendo un vaso, un oggetto tridimensionale, il respiro “riempirà” anche i fianchi e il dorso.
Dopo la breve sospensione naturale tra inspirazione ed espirazione, immaginiamo di togliere il fondo al nostro vaso e percepiamo il respiro defluire, come fosse acqua, liberando prima il fondo, poi la parte centrale e infine l’imboccatura.