Trovo geniale che la tecnologia si metta al servizio della nostra mente per aiutarci a non perdere la connessione con noi stessi quando in realtà ci troviamo spesso a mangiare più cellulare che pane persi in qualche social media, in chat on line, nell’ascolto di musica e video, in luoghi virtuali lontano da dove ci troviamo.
Forse vi ho già parlato di pixelthoughts (www.pixelthoughts.co), uno “strumento di meditazione per liberare la mente in 60 secondi”.
Con Pixel Thoughts accadono 4 meraviglie: 1. prendo coscienza dei miei pensieri in un preciso momento; 2. mi connetto con le emozioni che li colorano; 3. mi ricordo che sto respirando 4. mi permetto di lasciarli passare, anche solo per 1 minuto, guardandoli scomparire.
Realizzato da Marc Balaban, un programmatore americano, Pixel Thoughts cerca di aiutare le persone facendole rilassare inserendo un pensiero stressante all’interno di una stella che tramite una serie di passaggi scompare nella vastità dell’universo. Man mano che la stella, e quindi anche il pensiero che ci assilla, si rimpicciolisce, compaiono frasi in sovrimpressione come “fai un respiro profondo”, “espira”, “è tutto ok”, “questo pensiero non ha importanza”, “la vita andrà avanti”.
Trovo anche geniale l’idea di “Inside Out”, l’ultimo cartoon movie della Pixar i cui personaggi sono interpretati dalle nostre “emozioni”.
In Italia nel prossimo autunno porta con sé 5 riflessioni sull’importanza del loro ruolo nella nostra vita: 1. tutte le nostre emozioni esistono per uno scopo; 2. le emozioni sono la nostra bussola; 3. la realtà e i ricordi sono filtrate dalle nostre lenti emozionali; 4. saper parlare delle nostre emozioni ci rafforza; 5. le emozioni sono un’esperienza universale.
Le emozioni sono quel bene comune che, se conosciuto e accolto, può farci connettere alla realtà dell’altro anche quando sembra così lontana dalla nostra.
La mia paura avrà diverse sfumature e gradazioni ma non è così diversa dalla tua, è sempre paura; e così la vergogna, la rabbia, l’invidia, la gelosia, la tristezza, l’ansia,… tutte emozioni universali, nessuna esclusa… guardando alcune di quelle che definiamo spiacevoli, quelle che più facilmente ci tormentano e tormentano le nostre relazioni.
Spesso mi sono chiesta “cosa ne faccio di queste emozioni?” …me lo sono chiesta ( e me lo chiedo)quando ho reagito impulsivamente agli stimoli incontrati – perdendo si un pezzo di illusione ma anche quella possibilità di cambiamento insita in ogni risposta – , in preda a periodi bui e situazioni di disagio; di fronte alle forti emozioni dell’innamoramento o semplicemente quando ho parlato in pubblico la prima volta.
Non so quanti di noi hanno avuto genitori che, al di là delle parole, hanno trasmesso l’esempio di una buona gestione delle emozioni (o perlomeno che è possibile!); forse qualcuno ha avuto la fortuna di incontrare in età scolare lo sguardo di un buon maestro che con il suo affetto ha un poco sopperito a quella mancanza così evidente: saper riconoscere e dar voce alle proprie emozioni.
Parlare di cosa ci succede dentro in relazione alle situazioni che incontriamo: nella scuola, nel lavoro, nelle amicizie, negli affetti,…prendere confidenza con quello che proviamo, riconoscere quella precisa sensazione emotiva, le sue sfumature corporee e di pensiero, condividerle… è un linguaggio da imparare, è percorrere il sentiero che porta dalla re-azione all’espressione di sè… e se qualche anima buona ci segna il cammino i passi sono più sicuri.
Può il virtuale aiutarci ad essere più “umani”???
Sembra in effetti un paradosso ma vedo bene che imparare a stare in compagnia delle proprie emozioni è tutt’altro che facile e virtuale… e ne riparliamo dopo l’uscita del film!!!
State connessi 🙂
spunti da:
www.mindful.org
www.chiccheinformatiche.net