Continua la rubrica del respiro a supporto della vita quotidiana con una respirazione tibetana.
Per i tibetani il respiro è vento karmico ed è strettamente connesso con la mente: il continuo fluire del respiro corrisponde al movimento incessante della mente.
Nell’ anatomia sottile tibetana, così come in quella dello yoga indiano, inspiro ed espiro avvengono normalmente attraverso due canali che s’intrecciano attorno alla colonna vertebrale e terminano nelle due narici. Ma quando si attua una sospensione del respiro, come accade nei classici pranayama dello yoga, l’energia penetra nell’immaginario canale centrale dove non c’è più dualità, e la mente entra in uno stato di calma. Secondo i tibetani quello è l’unico luogo in cui l’energia lavora senza causa ed effetto, e il vento karmico si trasforma in vento di saggezza.
Classica tecnica di respirazione tibetana, il respiro in cinque tempi prevede un’inspirazione durante la quale contiamo fino a cinque e visualizziamo l’energia scendere dalla sommità del capo, passare per la gola e il cuore e raggiungere l’ombelico. Qui il respiro si trattiene per cinque secondi. Poi l’espiro, durante il quale conteremo fino a cinque, percorre la strada inversa: dall’ombelico al cuore, alla gola, fino alla sommità del capo. I tibetani consigliano di ripetere questa tecnica per 21 volte. L’esercizio è consigliato per calmare la mente e prepararsi alla meditazione e costituisce un campo energetico speciale nell’ombelico.
Particolarmente utile per equilibrare quei movimenti che, dentro e fuori ,emergono nei cambi di stagione.