‘Sono sicura che a forza di portare l’attenzione sulla pelle e su quello che c’è sotto la pelle, sull’inspirazione e sull’espirazione, sull’attività di pompaggio del cuore, sulla circolazione del sangue, sul fluire dei pensieri, a furia di sprofondare nell’infinitamente tenue delle sensazioni e della consapevolezza si arrivi un giorno dall’altra parte, nell’infinitamente grande, nell’infinitamente aperto, nel cielo che l’uomo è nato per contemplare: è questo, lo yoga‘.
Liberamente tratto da YOGA di Emmanuel Carrere.
Questa frase introduce l’approccio e la visione che condivido nei laboratori yoga proposti.
Senza nessuna pretesa ma in punta di piedi in una cultura, filosofia, storia completamente diversa da quella occidentale, la sapienza antica si fa strada nell’ascolto del corpo.
Un ascolto lento e fecondo che apre porte inaspettate oltre il mondo del pensiero e della percezione soggettiva ma proprio partendo dall’osservazione di ciò che emerge nella percezione soggettiva si può transitare oltre.
Come giungere ad uno spazio vuoto che sa di abisso e di infinito e per me più di infinito che di abisso.
Come diceva il dr. Bhole Swamiji, nel suo ‘yoga esperienziale’: ‘consapevolezza del corpo, consapevolezza del respiro tutto comincia da lì’.
E facendo un tuffo nell’antichità, Patanjali, il saggio dello yoga, negli YOGA SUTRA ci introduce alla visione yogica.
SAMADHI PADA (sezione riguardante l’Integrazione) – I:2
•I:2 – Yogascittavrttinirodhah
•yoga = Yoga;
•citta = citta;
•vrtti = modificazioni funzionali (di citta);
•nirodha (h) = portare alla completa cessazione:
•Trad lett.: «Yoga (è) portare alla completa cessazione delle modificazioni funzionali di citta»; oppure: «L’arresto completo delle modificazioni funzionali di citta, è yoga‘
Che significa più o meno la cessazione delle fluttuazioni della mente.
Allora, se è assurdo avvallare che la mente possa essere senza pensieri in quanto la nostra neurofisiologia prevede un continuo scambio tra livelli consapevoli e inconsci di aree deputate del nostro cervello (v. schema sotto) possiamo trovare ispirazione dal testo di Patanjali come intenzione e orientamento della nostra pratica.
Tratto da www.integrazionefascialeprofessionale.it.
Per me vuol dire che ‘ascolto e spazio’ sono due vasi comunicanti e proporzionali. Se affino l’ascolto aumenta la percezione dello spazio interiore, e se creo spazio nel corpo (attraverso purificazione, pranayama, asana, meditazione) mi connetto con un ascolto più sottile passando da un piano strettamente materico/corporeo a percezioni più viscerali e poi più energetiche,…fino a potermi affacciare in uno spazio indefinito che chiamo silenzio.
…e allora lo yoga ‘soggioga’ (yoga viene da yui= giogo) nell’unione le nostre polarità attraverso la via del respiro che sempre ci accompagna e ci illumina.
Due condizioni essenziali: rallentare e permettere.
Mi fermo qui perchè realmente lo yoga è un’esperienza ed ogni definizione intellettuale è sempre parziale rispetto a come riusciamo a viverla.
Porta i suoi reali benefici in una pratica costante che prevede quotidianamente purificazione del corpo e della mente, uno stile di vita incline allo studio di Sè e all’abbandono, alla fiducia nella volontà divina – o per chi non crede possiamo dire alla Vita, al rispetto di ogni forma di vita umana, animale, vegetale.
Potete rivolgervi a me e ai miei laboratori per un fastidioso mal di schiena o perchè vi sentite stressati e spero di potervi accompagnare nell’alleviare il vostro disagio ma il percorso inizia quando la nostra curiosità per la pratica si estende oltre il tappetino.
Parlare di stili o di yoga statico e,o dinamico nella mia visione non ha senso.
Il corpo è il nostro tempio ed è la porta della consapevolezza e della contemplazione, dell’incontro con ciò che non pensavamo incontrare, cioè di un viaggio interiore nelle profondità dell’essere che ci rivela che siamo molto di più di quanto pensiamo di essere.
Comprendo che tanti insegnanti di qualità hanno tradotto e,o enfatizzato alcuni aspetti dello yoga secondo il loro sentire, esperienza e formazione, e questo vale anche per me, ognuno legge la realtà con i propri ‘occhiali’, e ogni ‘purismo’ ha in sè l’estremismo.
Se vi rivolgete a me è per iniziare (e spero continuare) un percorso semplice e umile di conoscenza di sè dando fiducia prima di tutto a voi stessi e a quello che vi propongo, se lo sentite nelle vostre corde.
Lo yoga è un percorso di fiducia e affidamento.
Pubblico qui il link ad un articolo affine alla mia sensibilità che forse può orientare meglio nel primo approccio.
E concludo dicendo che ti aspetto alle mie ‘lezioni laboratorio‘ in cui si impara insieme l’arte dell’ascolto e del riposo, che sembra essere un lusso al giorno d’oggi, dove abbiamo bisogno di sentirci sempre ‘up’ e tonici e performanti perchè se non è così ci annoiamo o deprimiamo, sob! oppure dove concepiamo il riposo solo come dormire. E se dormire bene è importante possiamo scoprire che il riposo, da vigili, è veramente ritemprante.
I miei laboratori sono di gruppo o individuali e si svolgono principalmente presso il centro FEVER, corso Genova 227 a Lavagna (GE) da ottobre a giugno. In estate all’aperto!
Perchè uso la parola laboratorio? Perchè c’è spazio per la sorpresa. Perchè preparo un percorso, una traccia da seguire ma in base alla classe che si crea, alle persone che la vivono, la traccia di amplia, riduce, modifica. Non dobbiamo arrivare da nessuna parte, possiamo invece imparare e sostenerci nello stare in ciò che c’è, nell’essere.
La meta è il viaggio.
E se vuoi iniziare il cammino dello yoga partendo dai piedi :-)…partecipa all’esperienza NATUREWALKINGYOGA, e se invece senti la necessità di un raccoglimento maggiore e di una tensione interiore verso l’Assoluto i TREKKING CONTEMPLATIVI ti aspettano!
CONDUCIMI DALL’IRREALE AL REALE
DALL’OSCURITA’ ALLA LUCE
DALLA MORTE ALL’IMMORTALITA’